

Presentazione del libro
"Io, pacifista in trincea. Un italoamericano nella grande guerra"
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L'italoamericano che voleva fermare la Grande guerra, giovedì 6 febbraio la presentazione a Latina del libro “Io, pacifista in trincea”
Giovedì 6 febbraio sarà presentata al pubblico, presso la Casa del Combattente di Latina, l’edizione italiana del libro del 1931 in cui l’italoamericano di Palermo Vincenzo D’Aquila raccontò la sua conversione da volontario a pacifista al fronte della Prima guerra mondiale.
Giovedì 6 febbraio alle ore 17:00, presso la Casa del Combattente di Latina, si svolgerà la presentazione organizzata da ARCO – Arti Contemporanee del libro "Io, pacifista in trincea. Un italoamericano nella Grande guerra" (Donzelli Editore, Roma, 2019), a cura di Claudio Staiti, con la prefazione di Emilio Franzina. Il volume, che gode del patrocinio dell'Assemblea Regionale Siciliana, è l'edizione italiana di Bodyguard Unseen. A true autobiography, scritto da Vincenzo D’Aquila (Palermo, 1892 - New York, 1975), pubblicato per la prima volta in inglese a New York nel 1931, e sinora mai arrivato in Italia.
Alla presentazione, introdotta da Maria Antonietta Garullo, prenderanno parte l’assessore alle politiche culturali del Comune di Latina Silvio Di Francia, Stefano Mangullo, docente di Storia Contemporanea dell’Università di Roma Tor Vergata e Claudio Staiti, giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia contemporanea all’Università di Messina, che ha curato e tradotto il volume. In concomitanza dell’evento, la sala della Casa del Combattente ospiterà una mostra delle opere degli artisti di ARCO – Arti Contemporanee Antonio Garullo, Mario Ottocento e Luca Ferullo.
Il libro, arricchito da due saggi introduttivi, da un ricco apparato di note e da una sorprendente appendice documentaria, racconta la storia vera di Vincenzo D’Aquila che, scappato di casa nel luglio 1915 per arruolarsi volontario nelle file dell’esercito italiano e iscritto nel 25° reggimento della brigata Bergamo, davanti alla cruda realtà del fronte e all’atrocità del conflitto, fu spinto a imbracciare il fucile, ma con la ferma volontà di non sparare neanche un colpo, per tutta la guerra. Questa fu la sua «chimerica promessa»: piuttosto che uccidere un altro uomo sarebbe morto lui stesso, fiducioso che Dio, la sua «invisibile guardia del corpo», lo avrebbe protetto. Tra complicate strategie messe in atto per tener fede alla sua promessa e l’avversione dei suoi superiori che lo consideravano un pazzo più che un profeta, D’Aquila fu allontanato dal fronte e internato in alcuni ospedali psichiatrici.
Sopravvissuto al conflitto, D’Aquila rientrò negli Stati Uniti, dove anni dopo scrisse il racconto della sua esperienza. Il libro, nonostante le critiche positive, cadde presto nell’oblio. In Italia rimase inedito, probabilmente perché il fascismo non gradì l’implicito inno alla pace che racchiudeva. Nato come sintesi introspettiva di una personale «odissea di guerra e pazzia», il racconto di D’Aquila costituisce oggi non solo un prezioso documento, utile agli storici e agli studiosi, ma anche un racconto avvincente di come sia possibile sopravvivere alla guerra, senza sparare un solo colpo.
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